lunedì 26 novembre 2012

DRACULA è in Triennale (ma non c'era bisogno di farlo scomodare) - Mostra su Dracula e il Mito del Vampiri


Dracula e il mito dei vampiri: una mostra che va dal 23 novembre 2012 al 24 marzo 2013, ma che speriamo finisca molto prima.


Sono stata alla mostra domenica scorsa (…ieri). Se avessi cercato “Dracula” su Wikipedia, avrei trovato molte più cose.


Dalla pubblicità sembrava una mostra infinita, piena di cose, di curiosità e storia, con centinaia di materiali provenienti da tutto il mondo… In effetti, Dracula e Vampiri sono un tema così ampio che se ne potrebbe parlare per anni. 


“Non si possono fare foto.” “Neanche alla locandina?” “No.” “Ma è fuori dalla mostra.” “No.” “Ma siamo solo all’ingresso della Triennale.” “No.” “Praticamente in mezzo alla strada.” “No.” …va bene.

Davanti alla tenda nera che segna l’ingresso alla mostra. Si sentono voci cupe provenire da dietro la tenda, sembra interessante. La signorina che ci strappa i biglietti è decisamente mostruosa. E non lo fa apposta.

Scostiamo la tenda: un bellissimo video con l’inizio del film “Dracula” di Bram Stoker. Mh, ci sta.

Prima stanza. Tutto è oscuro. Come fossimo entrati in una tomba. Figo. Quindi cercano anche di spaventare, mi piace.

Davanti a me, un quadro del vero Dracula. A destra, pure. Scritte e spiegazioni storiche sui muri. Ok.

Qualche passo. Oggetti vari di epoca medievale e non (un arco, un turbante, una cartina geografica). Altra storia scritta sui muri e la pratica dell’impalamento. (Dal vivo, sarebbe stata interessante.)

Qualche passo. Antichi libri con annotazioni di Bram Stoker.

Elenco di scrittori che hanno scritto di vampiri, ma soprattutto Bram Stoker.

Seconda stanza: stanza della paura.

Nell’aria, un “O Fortuna” dei Carmina Burana.

Al muro una citazione dal libro Dracula di Bram Stoker.

Un “gioco” vietato ai bambini. C’è una grande scatola di legno con dei buchi all’altezza degli occhi per sbirciarci dentro. Sembra interessante, quasi pauroso. Considerando che la cosa più a tema vista finora era la ragazza dei biglietti.

Mi avvicino. Non accade nulla. Aspetto, spaventata da me stessa e dall’oscurità. E terrorizzata dalla possibilità che qualcuno, da dentro la scatola, possa infilarmi un dito in un occhio. Ma quello che si vede non ha nulla di strano: una lucina rossa e altri visitatori che guardano dai buchi dall’altra parte della scatola. Ah! Adesso ho capito… ma… ma che paura! Dall’altra parte non può esserci nessuno, quel lato della scatola è attaccato al muro! Sarà un effetto ottico? Questo sì che è da vietare ai bambini, ho del molliccio nelle mutande…

Andando nella terza stanza riesco a scorgere che da un lato della famosa scatola della paura c’è un televisore (ecco la lucina rossa, era il led -_-) che riproduce il lato della scatola che si vedeva dal buco.

Terza stanza: parte del film “Nosferatu” su tre enormi schermi. Fine della terza stanza.

Per arrivare nella quarta stanza un costume del film “Dracula di Bram Stoker”.

Quarta stanza dedicata alle donne vampiro e vamp: costumi di scena di personaggi femminili di vari spettacoli teatrali che non c’entrano nulla con Dracula e vampiri, E due burqa, che non si sa mai.

Quinta stanza (che poi è un corridoio che conduce verso l’uscita), una stanzetta vietata ai bambini perché dentro ci sono illustrazioni pornografiche di una ragazza che si tocca mentre Dracula la spia eccitato dalla finestra.

Fine della mostra accompagnata da un video di “Dracula di Bram Stoker”.

Tenda nera. AAAAH! Il mostro dei biglietti! Quello gli è venuto bene.

8 euro per venti minuti di passeggiata al buio. A questo punto esco nella notte, sicuramente un pipistrello lo vedo... e saprà raccontarmi molte più cose.

Questo è il link di Nonciclopedia: http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Dracula.

Margherita Tercon

lunedì 19 novembre 2012

CRITICA TEATRALE di una donna insopportabile, Margherita Tercon, piacere.


Buongiorno! Buongiorno, un saluto a tutti.



Sono tornata. Non so bene come iniziare, in realtà. Ho troppe cose in mente che mi fanno incazzare, devo decidere in che ordine dirle.

Allora, iniziamo col dire che ho studiato teatro. Io sono principalmente drammaturga, ma ho anche recitato e letto un bel po’ di testi. Guardato non troppi spettacoli.

Ma, sorvolando sulla mia cultura teatrale, non troppo approfondita, passiamo al mio punto di vista: chiaro e deciso.

Allora, c’è una cosa nel teatro di oggi che non sopporto. Anzi, non una, facciamo circa… mille? Duemila? Tremila?

Allora (per la terza volta), se c’è una cosa che non sopporto è il teatro contemporaneo/cosaneso. Vedessi cose belle, sarei contenta, ma spesso, con la scusa del “contemporaneo”, del “ricercato”, del “ci-sono-un-sacco-di-riferimenti-a-cose-che-se-fossi-stato-meno-ignorante-avresti-capito”; gli artisti,attori,drammaturghi,registi,chi ci lavora, beh, con queste scuse, fa cose totalmente incomprensibili. E spesso senza senso. Va bene, fatele. Sarete dei geni, io non capisco niente.

Detesto andare a teatro e guardare cose che non capisco. E che non mi trasmettono niente. Ma poi, anche se mi trasmettessero qualcosa e non le capisco, cosa servono a fare? Cioè, se io  vedessi uno spettacolo in una lingua a me sconosciuta e senza sottotitoli e uscissi triste dal teatro, con una stretta al cuore per poi scoprire che invece chi conosce la lingua si è sbellicato dalle risate perché era un testo comico? (certo, io sarei sorda e rincoglionita a non accorgermi della gente che ride), Ma è come quando uno canta canzoni in inglese. La metà delle volte siamo rallegrati da canzoni che dicono “ah, quello stronzo mi ha lasciato pàpàpà adesso mi uccido pàpàpà bello questo baratro senza fondo pàpàpà”.

Quindi, ve la piantate di fare cose che non capisco? Me le volete giustificare, almeno?

Davvero, io vado a teatro aperta a tutto, ma quando passano 15 minuti e sono stata obbligata a guardare un palcoscenico sul quale non accade nulla o c’è gente che rotola senza motivo o video proiettati sul fondo della scena in cui uomini in mutande a fragole si muovono come scimmie dicendo: “sono Cita, la compagna di Tarzan, ho fatto 13 film con lui” (giuro, l’ho visto questa mattina al Teatro Elfo Puccini durante l’evento Next) o  a fissare questo palcoscenico buio dove voci registrate male (male!!) cercano di sussurrarmi cose profonde dettate dall’anima e che devono arrivare alla mia attraverso voci scatarranti, no. Io mi incazzo. Io sono sulla sedia e mi guardo attorno e penso: Come fate a sopportare tutto questo?!

Allora, le cose sono due: o la gente capisce qualcosa (e non sto dicendo che è impossibile, io ho dei bei limiti), o non ci sta capendo un cazzo. E nel caso la risposta fosse la seconda, ovviamente bisogna continuare a guardare, perché anche se non ci capisco niente, cosa ci posso fare? C’è sicuramente un messaggio, insomma, è contemporaneo, c’è una retorica, è molto cerebrale…. Non posso dire niente.

Quanto odio la parola cerebrale. Bene! È cerebrale! Quindi? Chi l’ha scritto è più intelligente di tutti gli spettatori, che non capiscono? È una cosa comprensibile solo dal cervello di chi l’ha creata? E allora che se la tenga! Cosa mi viene a mostrare uno spettacolo (se così lo si può chiamare), a farmi pagare un biglietto e perdere una serata se non mi vuole dare niente? Di vedere il suo cervello non me ne frega se non posso prendere qualcosa che mi possa essere utile. O che mi mostri altre parti di universo, punti di vista…

Se è una tua sega mentale, perché devi raccontarmela? Non sono un tuo amico. E nemmeno il tuo psicologo. Pagami.

Quindi adesso sarò qui. Ogni spettacolo che vedrò (e i film non si salvano!) lo commenterò. È ovvio, quando una cosa è bella va riconosciuto. Ma non starò a dire “mi piace” o “non mi piace”…cioè, anche. Ma principalmente dirò “funziona”, “non funziona”. È sicuramente più oggettivo.

Che tutto questo sia dettato dall'invidia perché su quei palcoscenici ci sono spettacoli che non sono i miei? Possibile.

Che sia perché non sopporto gli intellettuali? (Spesso più stupidi delle persone meno acculturate?) Possibile.

Che sia perché sono acida e cinica e non so dove sfogare la mia rabbia? Non mi interessa. Qualunque sia il motivo lo farò. Perché certe cose non si possono proprio vedere. E se continuano a girare allegramente e senza problemi… che almeno ci sia la mia critica a insultarli un po’.


Margherita Tercon

lunedì 6 agosto 2012

Lo Scatolone dei Ricordi - Epilessia



Ci riprovo.

Felicissima di aver trovato una cosa che ho messo erroneamente dello scatolone.

Anzi, nella scatolina.

Lamictal 50 mg, compresse dispersibili/masticabili (masticabili assolutamente no! Fanno veramente schifo), Lamotrigina. Un brik da 14 pillole, nel mio caso, equivalenti a 7 giorni di trattamento.

Medicine per l’epilessia.

Interessanti, oserei dire.

Scatolone dei ricordi o no, le prendo da quando ho 14 anni e, in tutti questi anni, non ho mai smesso di prenderle.

Il dosaggio è andato aumentando dopo la prima ed unica crisi, per poi calare con lo scorrere degli anni, per poi arrivare ad un mesetto fa, in cui il mio elettroencefalogramma era finalmente perfetto e la macchiolina nel mio cervello scomparsa.

Peccato non essere una persona regolare. La dimostrazione è questo brik: ci sono 13 pillole e, a quanto pare ne ho presa solo una. Le altre sono scadute. E queste medicine scadono dopo anni.

Beh, potrei parlare di mille cose con queste medicine in mano. Come hanno influenzato la mia crescita? Il mio umore? Il fatto che gli effetti collaterali siano peggiori di quelli positivi? O forse il non potere mai perdere il controllo della mia mente perché rischierei di andare in un ennesimo blackout?

O potrei dire quanto sia divertente lamentarsi delle luci lampeggianti che mi attaccano in continuazione, ma alle quali posso benissimo resistere? O parlare delle persone che mi circondano: quelle che mi compatiscono e quelle che mi prendono per il culo? Beh, io preferisco sempre le seconde.

C’è tempo per soffrire per me. Per esempio dopo morta. Per ora ridiamoci su. Quant’è bello avere delle malattie? Quante cose ti danno da dire, da raccontare?

Insomma, esiste un vecchio che quando incontra un altro vecchio (o facciamo, chiunque altro) non si metta, prima o poi, a parlare dei suoi mali?

Esiste una madre che non parli con un’altra madre della malattia di suo figlio? Esiste un bambino che non sia stato felice della febbre per non andare a scuola?

Le malattie sono motivo di scambio di opinioni, sentimenti, scherzi, prese per il culo; sono modi di conoscere persone. Ma che bello.

Io ogni tanto schiumo dalla bocca.

Da piccola sognavo sempre di svenire. Nei film svenivano, nei libri svenivano, perché non poteva succedere anche a me? L’ho desiderato tanto, tantissimo. E ce l’ho fatta.

Alla fine è un po’ come drogarsi, come ubriacarsi, come anestetizzarsi, è uno staccare totale dal mondo, è un dormire puro e pesante, un sonno senza sogni, è uno svegliarsi a metà della velocità, è un fare colazione che consiste solo nel fare colazione e non andare oltre al pensiero di pucciare il biscotto nel latte.

Il mio è uno sdraiarsi a terra, vibrare un po’ al ritmo della musica e delle luci della discoteca nel mio cervello e poi risvegliarsi riposati, un po’ rincoglioniti.

Questa è vita.

Margherita Tercon


Lo Scatolone dei Ricordi

Ho riordinato casa mia, ho traslocato.
Ho lasciato tre anni di studio e vita a Milano, ho traslocato.
Ho messo tutte le cose in scatoloni, ho traslocato.
Ho traslocato i ricordi più importanti in una scatolina. E ogni volta che la aprirò, mi torneranno alla mente tutti i singoli giorni dei miei tre anni a Milano.
La apro senza guardarci dentro, prendo la prima cosa che mi capita.
Ho preso in mano un anello-cavatappi, l’ho riconosciuto dalla forma e dal freddo del metallo. Non mi va di parlare di questo, adesso. Alcuni ricordi devono sbollire prima di essere tirati fuori. Sbollire nonostante siano così freddi.
Un biglietto del treno piegato. Rimini - Belluno. Non me la sento.
Prendo in mano tante cose. Non me la sento mai.
Forse non è il giorno giusto per iniziare. O forse non ne ho semplicemente voglia. Ricordare è faticoso. Soprattutto per me, una ragazzina che scorda sempre tutto.
Ci sarà un motivo se scrivo. È un continuo appuntarsi le cose.

Margherita Tercon

 

sabato 14 luglio 2012

Ti vuoi mettere con me?


Ciao, sono Margherita Tercon.
Vuoi che ci mettiamo insieme.
Guarda che il giorno in cui dirai “non mi lasciare o mi uccido” me ne fotterò.
Sicuro?
Dove devo firmare?

giovedì 28 giugno 2012

Ritratti Milanesi

Frammenti di vita rubata, Milano.


Un ragazzo con il suo zaino mimetico cammina svelto sul marciapiede.

Un barbone sotto la pioggia fissa il posacenere davanti ad un bar. Prende quattro mozziconi bagnati e se li mette in tasca. 

Un vecchio sul tram 15 saluta il suo vecchio cane con aria triste. Lo accarezza. “Andrà tutto bene. Adesso andiamo a fare la punturina. Poi andrà tutto bene.”

Sul tram 15 una figlia consola il suo padre anziano senza memoria.


Un uomo vestito da guardia indossa un’uniforme scura come il cielo di notte. L’uomo sta con la pancia infuori, la testa alta. Luccica la sua pistola. Luccica la sua testa sotto al sole. È padrone del mondo. 

 
Un uomo con maglietta nera e jeans. 



Un altro uomo con pantaloni eleganti grigi, completo grigio, gilet grigio e camicia bianca. L’ altro uomo si confonde con le mura del carcere di San Vittore, poiché non è abbastanza alto da raggiungere una delle tre linee orizzontali color ruggine.



Sul tram 15: Tutto è verde. Una vecchietta bassa bassa con un cappotto rosso si alza. Mentre il tram passa in un sottopassaggio, la vecchietta si avvicina lentamente e barcollando alla porta del tram. “Fermata: Pezzotti.” La vecchietta scende lentamente, dopo aver atteso la completa apertura della porta. Fermata del tram. Il tram si allontana veloce. La vecchietta, lentamente, scompare.


 





Un urlo seguito da due colpi forti. Una signora tira dei pugni contro il vetro della fermata del tram 15.







Al semaforo: Strisce pedonali. Semaforo giallo, passo svelto. Ragazzi si affrettano ad attraversare la strada. Ragazzi urtano ragazzi, ragazzi urtano ragazze, ragazze urtano ragazze, ragazze urtano ragazzi, ragazzi urtano genitori, vecchietti restano fermi ad aspettare il prossimo semaforo verde.


 Bar Rattazzo: Un ragazzo con maglietta e pantaloncini corti cammina sui sampietrini con gambe larghe e storte. 



Bar Rattazzo: Un uomo con i capelli lunghi biondo-castano-bianco e gli occhiali su un viso rugoso si avvicina.
“Un CD offerta libera. Rock Blues.” 
“Ti ho già detto di no prima.” 
“Ce l’hai una sigaretta?”
“Te l’ho già data prima.”
“Allora non ti disturbo più.”
“Grazie. Buona serata.”
Le sue scarpe in pelle marrone si allontanano sui sassolini. Così i suoi capelli lunghi biondo-castano-bianco e i suoi occhiali sul viso rugoso, lasciando sul posto solo un debole: “Buona serata.”


Piedi passano. Piedi si incrociano a quelli di un uomo nero. Basso. 

Un barbone cammina avanti e indietro per la piazza fissando un accendino che fa saltellare nel palmo di una mano.

Cinque ragazzi si concentrano su un punto fisso nella ruota della bicicletta sulla quale sta uno dei cinque.
  
“Mi trema la tempia.”
“Questa o quella?”
“Questa.”
Era la destra.


Una ragazza parla di spogliarsi davanti a Luca Argentero.

Un cappellino resiste, verticale, alla forza di gravità sulla testa di una ragazza tacco 15.

Ragazzo con berretto nero e spuntoni bianchi, borchie di plastica finte e molli.


Un uomo nudo chiude la finestra del bagno, che dà sulla strada. Persone in strada guardano la finestra che l’uomo sta chiudendo.

“Lotta Comunista offerta libera a partire da un’offerta di soli 3 euro.”
“Guarda, ne ho solo uno.”
“Ma dai, non ne hai neanche cinque? Cinque euro!”
“Torno dopo. Mi raccomando, aspettami.”


Una donna leopardata come l’asciugamano sul suo terrazzo, guarda la strada. Vuota.


Di notte, su un tram a Milano, sale a Giambologna una ragazza con accento del sud che parla al telefono. Grida nel silenzio. Tutti la guardano.

 Margherita Tercon

....belle le mie foto, eh??? :P

 

mercoledì 27 giugno 2012

Sulla Speranza

Si aprirà questo cancello?

La speranza, la speranza... non ho mai avuto un'opinione precisa sulla speranza.
Una volta credevo fosse fondamentale,
Un'altra volta l'ho odiata.

La speranza, spesso, dà la forza di andare avanti, di combattere o di restare.
Ma la speranza a volte immobilizza, blocca la possibilità di chiudere le cose per provarne di nuove o non lascia liberi di trovare strade diverse, forse migliori.

Forse bisogna solo stare attenti a non confondere la speranza con l'attesa. O bisogna stare attenti a non far trasformare la prima nella seconda.

Sì, quando si ha bisogno di speranza ci vuole lucidità e non stupidità.

Margherita Tercon

martedì 26 giugno 2012

Sul Pretendere

Sono le persone che non pretendono che fanno capire quanto in realtà si meritano.
Si ha voglia di dare a chi non pretende, perché si riconosce da soli il valore degli altri, senza che siano loro a chiederlo, senza che ti offuschino la mente con le loro richieste.
Chi pretende non potrai mai capire quanto in realtà meriti.
 

Margherita Tercon



Memoria



 “ Ora so che il nostro mondo è tanto instabile quanto un’onda che si innalza in mezzo all’oceano. Quali che siano stati i nostri conflitti e i nostri trionfi, per quanto indelebile sia il segno che questi abbiano potuto lasciare su di noi, finiscono sempre per stemperarsi come una tinta ad acquerello su un foglio di carta.”

domenica 24 giugno 2012

Sulla Bellezza - Ragazze Acqua e Sapone

Pensavo alle ragazze acqua e sapone. 
Pensavo di averne già parlato, ma mi sfuggiva qualcosa.
Insomma, le ragazze acqua e sapone non sono solo quelle che non si truccano, le poco agghindate, le ragazze 'leggere'. Basti guardare me. Anche se non avessi un filo di matita e vestissi color panna, non sembrerei affatto quel tipo di ragazza. Non ho il viso abbastanza rilassato. Non sono una persona semplice.
Nelle ragazze, come nei ragazzi.
Le vere persone acqua e sapone hanno quell'espressione serena, rilassata in volto, non la faccia tirata o nervosa.
Probabilmente invecchiano più lentamente. Probabilmente avranno meno rughe.
E sulle rughe se ne dicono tante... solchi, esperienze, quante metafore fanno i letterati con le rughe...

Sto leggendo "Il Ritratto di Dorian Gray", di Oscar Wilde e ho trovato questa bellissima riflessione, detta da Lord Enrico a Dorian:

"[...] e, tu... oh, naturalmente hai un'espressione intelligente e via di seguito, ma la bellezza, la bellezza vera, finisce là dove comincia l'espressione dell'intelletto. L'intelletto è, per se stesso, una sorta di eccedenza che distrugge l'armonia di un volto. Appena uno si mette a pensare diventa tutto naso, o tutto fronte, insomma, qualche cosa di orribile."
 Beh, come al solito... dice tutto lui.




Margherita Tercon



sabato 16 giugno 2012

Commento da Facebook

C'è tanta gente che mi rallegra, su Facebook.
Oggi mi ha colpito questa frase di Bukowski:


Paradossalmente la gente che crede di sapere sempre tutto è proprio quella che non capisce mai un cazzo.
Ovviamente frase condivisa da migliaia e migliaia di persone.
Il mio commento, però è: Quindi, chi condivide questa frase, sa tutto.



(Ah. Io comunque non credo di sapere tutto, lo so, che quasi sempre non capisco un cazzo.)


Margherita Tercon

Comunque, paradossalmente, ho pubblicato anche io questa frase. E l'ho pure commentata. Cogliona!

mercoledì 13 giugno 2012

Coronare un Sogno

Ho coronato il mio sogno
il giorno in cui
TI HO VISTO
.........
andare a fanculo!!!!!!!!!!

Margherita Tercon

....evvaffanculo!!!!!!!!


Anche io amo, eh!

Anche io amo, eh.
Sì, ogni tanto mi capita.
Sì, sì. Oggi mentre lavavo i piatti mi sono ricordata di quando mi sono lasciata la prima volta con il mio exexexexex. Ero triste.
Non per lui, ma perché sentivo di avere tanto amore dentro e non avevo più nessuno a cui darlo.
L'avevo detto anche alla mia amica. Mi ricordo. Cioè, glielo avevo scritto su un foglio. Ma non credo sia importante.
Coomunque.
Sarà per questo che poi ho scelto di indirizzare quell'amore verso qualcosa che mi avrebbe veramente fatto stare bene. E che se lo sarebbe meritato, sempre: il lavoro.

Margherita Tercon



Rinchiusa

"...per questo è così accanita nel lavoro. Perché è troppo dura con se stessa e invece dovrebbe cercare di rilassarsi, sarebbe più felice.
Lei è sola e triste perché rinchiude tutte le sue emozioni, cosa che rende innaturale la sua capacità di seduzione. Sarebbe capace di grandi passioni, se si lasciasse andare. Ma lei non vuole."

The Mentalist

Sta parlando con me, signor Patrick?






domenica 3 giugno 2012

Almeno

Almeno io non fingo mai di dover morire per amore.

Margherita Tercon



Pena Capitale

AGENTE   ...Il suo assassino deve essere ancora arrestato.
PATRICK  Perché?
AGENTE   Perché uccidere qualcuno senza il permesso del Governo è sbagliato.

The Mentalist

Brrrrr......

M.T.


sabato 2 giugno 2012

C'è il gelato

LISBON       ...ti piacerebbe sentire quello che dice la gente quando                            sarai morto?
PATRICK    Quando sarò morto potranno bruciarmi o costruirmi una statua o dimenticarmi del tutto. Non mi  interessa.
LISBON       Non dici sul serio, tutti vogliono essere ricordati!
PATRICK    Vanità infantile.
LISBON       Io voglio essere ricordata.
PATRICK    E lo sarai. Con affetto. Ma a te non importerà, perché quando sei morta sei morta e fino ad allora... c'è il GELATO.


gnam.


The Mentalist


Troppo in là

A volte è meglio non spingersi troppo in là.
Se ti piace un libro, ti prego, non cercare di conoscere di persona il suo autore.

Margherita Tercon


lunedì 28 maggio 2012

Il Volo

ahahaahha roba che ho trovato che ho scritto 3 anni fa, ahahahaha ma quanto facevo schifo? XD


Il Volo
(Sonetto ABAB ABAB CDE CDE )


Mia sorella minore ha il fidanzato,
mio fratello minore abita solo,
il mio unico amico è già sposato,
ognuno al mondo gioca il proprio ruolo.


I nonni gli anni insieme hanno passato,
l’esistenza germoglia anche dal suolo.
E perché mai io non ho mai baciato?
La vita mia è un infinto volo.


Precipito ma non riesco a fermarmi,
la gente non lascia ch’io m’avvicini
come avessi qualcosa di mistico.


Cerco dai genitori d’informarmi,
parlano come fossimo bambini
da quel che ho capito sono autistico.


Margherita Tercon 2009



domenica 27 maggio 2012

Raccomandata

(Roba di due anni fa, ritrovata nelle cartelle del computer così, a caso. Un po' si sente che ero più piccola.)


Raccomandata.
Lo sono.
Io.
Io sono una raccomandata.
Una lettera. Una busta che deve arrivare presto al mittente.
Ma che dico. Al destinatario.
Fare fatica a scrivere sulla stessa riga.
Andare sempre a capo.
Quando ti insegnano ad andare a capo?
In classe nessuno va mai a capo. Non sa quando deve finire la parte di una cosa e iniziarne un’altra.
Nella vita quasi nessuno va a capo.
Non è importante.
Non è affatto importante.
Il mio stile non si avvicinerà alla poesia? No.
Io non so scrivere poesie.
Io non so fare un cazzo.
Di poesie.
Ma la cosa non mi interessa.
Non mi riguarda molto. Non mi riguarda proprio.
Tento di scrivere senza guardare la tastiera. Mi confondo alcune lettere. In particolare la r e la t.
Faccio parecchia fatica.
Scrivo più lentamente, ho più tempo per pensare.
Mi confondo. Mi confondo ma non è un problema.
Sul mio piccolo pc ce la faccio quasi. 
È praticamente impossibile su quelli che non sono miei. Che hanno la tastiera molto più larga. Le lettere più distanti.
Questo stupido esercizio è molto difficile.
In più vedo già il lavoro prodotto sul foglio…”foglio” bianco. Elettronico.
Elettrico.
A quel giro, quello di prima, non volevo andare a capo.
È capitato e basta.
Non l’ho trovato un male.
Ce la faccio quasi.
Ema, il mio compagno di classe alla PG lo sa fare. È lui che mi ha messo questa idea in testa. Ha detto che un giorno si è ritrovato a scrivere la tesi di laurea guardando lo schermo del pc. Se n’è accorto e basta. Nient’altro.
Forse dovrei smetterla di scrivere questa caterva di minchiate.
O forse dovrei semplicemente darmi della cretina anche solo per aver pensato di dover smettere di scrivere la caterva di minchiate che alla fine non ho scritto. Perché minchiate non sono. E figurati se sono una caterva, poi.

Margherita Tercon


sabato 19 maggio 2012

me


Prima vennero a prendere gli zingari 
e fui contento perché rubavano 


Poi vennero a prendere gli ebrei 
e tacqui perché mi erano antipatici


Poi vennero a prendere gli omosessuali 
e fui sollevato perché erano fastidiosi


Poi vennero a prendere i comunisti 
ed io non parlai perché non ero comunista


Un giorno vennero a prendere me 
e non c’era rimasto nessuno a protestare.






Bertolt Brecht

lunedì 30 aprile 2012

domenica 29 aprile 2012

EX


Mai lavorare coi propri fidanzati, 
che quando diventano ex 
imparano a metterlo nel culo mooolto meglio di come non lo sapessero fare prima.


Margherita Tercon

mercoledì 4 aprile 2012

Scena Sadomaso, Il Piacere sta nel Seguire la Regola - Leggi sul Diritto d'uso del Corpo


Coppia Sadomaso

Premessa: Lui ha appena finito di leggere una favola dell’orrore alla nipote di Lei.
Lui si sta rileggendo il libro.
Entra Lei. Indossa un vestito di pelle nero e ha un borsone in mano. 
LEI Sempre a leggere quelle cosacce ai bambini.
LUI Non sono cosacce.
LEI Bah.
LUI Non sono cosacce. È che secondo me bisogna far sapere tutto ai bambini.
LEI Tutto cosa?
LUI Devono crearsi una propria identità, quindi non si può parlare solo del bene.
LEI E perché no.
LUI Altrimenti finiranno per ribellarsi!
LEI Ha due anni. 
LUI Sì.
LEI (Con la voce da oca di chi parla con un bambino) E tu?
LUI Di più.
LEI E tu? Sei un bambino cattivo?
LUI Cosa?
LEI Sei un bambino cattivo? Perché io sono una cattivella!
LUI Io ho avuto un buon insegnamento.
Lei sbuffa.
LUI Mi hanno lasciato libero.
LEI E cosa hai imparato?
LUI Che la libertà e il piacere stanno nel seguire la regola.
LEI Ah. Ma un’eccezione ogni tanto non guasta.
LUI Cosa vorresti dire?
LEI Ma che noia stare sempre dietro la legge, a fare la cosa giusta.
LUI E’ quello che ho scelto. E mi dà piacere.
LEI Legge, legge, avvocato di ‘sti due maroni! E facciamo qualcosa di diverso! Non hai mai tempo per me.
LUI Non è vero. E poi cosa c’entra?
LEI Non hai mai tempo per me, cioè, ormai invecchio.
LUI Ma non è vero!
LEI Guardami, guarda le mie rughe. Guarda le mie rughe!
LUI Ma figurati.. le tue… 
LEI (interrompendolo) Guarda le mie rughe, ho detto!
LUI Sì, certo, le guardo. (Si avvicina al volto di LEI)
LEI Ah, vorresti dire che ho le rughe.
LUI Ma no, certo che no! Sei tu che/
LEI (interrompendolo) Voglio essere sottomessa.
LUI Cosa?
LEI Voglio essere sottomessa. Sottomessa, leggi il labiale, sottomessa.
LUI Sì, capisco, ma… non capisco. Cosa/…?
LEI (Interrompendolo) Adesso io apro questo borsone e tu mi sottometti.
LUI No, tesoro, no. Non si può fare.
LEI Si può fare.
LUI No. (A se stesso) Il piacere sta nella regola. Il piacere sta nel riuscire a soddisfare la/
LEI (interrompendolo) Regole. Fatte per essere infrante.
LUI Parlavo proprio di questo prima.
LEI lancia il borsone addosso a LUI.
LEI Aprilo.
LUI Ma tesoro!
LEI (mette un dito sulle labbra di LUI) Ssssht. (pausa. Si sdraia a terra) Dominami.
LUI apre il borsone. Tira fuori un frustino da cavallo. Lo guarda dubbioso.
LEI si mette a quattro zampe, si avvicina a LUI.
LEI Bau. Bau, bau! Bauuu! Bauuuu!
LUI No, aspetta. Aspetta.
LEI (Avvicinandosi a LUI, sempre a quattro zampe.) Bau. Bau.
LUI Aspetta, amore. Aspetta!
LEI lecca un piede a LUI.
LUI Che schifo, ho le scarpe!
LEI Bau. Slurp! Bau.
LUI Amore!
LEI morde la caviglia a LUI, che urla.
LUI E va bene!
LEI inizia a graffiare la gamba di LUI.
LEI Miao!
LUI grida, scappa, ma LEI lo insegue a quattro zampe.
LEI morde nuovamente la caviglia a LUI.
LEI Baau!
LUI Smettila.
LEI Grrr.
LUI Basta.
LEI lo morde.
LUI Basta! (Tira uno schiaffo a LEI)
LEI si butta a terra guaendo, a pancia in su. LUI si piega preoccupato su di lei. 
LUI Scusa!
LEI Oh, sì. Così, ancora! (pausa. Si mette a pancia in giù) Frustami!
LUI prende il frustino da cavallo e la frusta sul sedere.
LEI Più forte! Continua!
LUI fa per tirarle un’altra frustata, ma si ferma. Si siede a terra.
LUI Tesoro, ho molta voglia di picchiarti, frustarti, riempirti di botte, ma prima dobbiamo metterci d’accordo. Non so, pensa se qualcuno ci vede e ci denuncia. Ti prego, sono un avvocato! E poi c’è la bambina di là… Siediti un attimo qui vicino a me.
LEI sospira, si mette a sedere a terra vicino a LUI.
LUI Non possiamo rimandare?
LEI (scocciata) Dai, cerca meglio nel borsone. Ti ho fatto un favore.
LUI inizia a fugare nella borsa. Trova dei fogli. Li guarda.
LUI Ti amo!
LEI Guarda che ora ti tocca.
LUI Leggi sul sadomaso! Ecco, il diritto d’uso del corpo! 
LEI Blablabla.
LUI Dove le hai trovate?
LEI Su internet, no?
LUI (Indicando i fogli) Visto? Guarda, ci sono alcune clausole. Intanto dobbiamo essere entrambi consenzienti, lo siamo? (Guarda LEI.)
LEI annuisce. Nel frattempo si mette il collare.
LUI (Indicando il foglio) Qui dice che la pratica sessuale violenta amplifica il rischio di trasmissione di malattie infettive. (A LEI) Sai, i liquidi… “Pertanto la sicurezza è il limite interno alla pratica.” Siamo d’accordo quindi che devo usare il preservativo? 
LEI (sbottonando la camicia a LUI) Non l’abbiamo mai usato.
LUI Sì, ma in questo caso potrei attaccarti, che so, l’AIDS? Poi. (Legge) Non bisogna lasciare danni permanenti. (Guarda LEI, che gli sta sbottonando i pantaloni) Non ti marchio a fuoco, va bene?
LEI Non mi puoi marchiare a fuoco? Oh… Sì… marchi a fuoco! Ti prego, continua a leggere…
LUI Come “continua”? Ma non volevi/?
LEI Leggi!
LUI Ma no, aspetta… potrei… picchiarti, ma senza lasciare il segno. Una frustatina sul sedere.
LEI (sdraiata a terra, eccitata) No! I segni no!
LUI In effetti la frusta lascia segni. Beh, puoi dire che ti sei seduta su un campo di rovi!
LEI In piena città?
LUI No, eh? (Guarda i fogli) Vieta atti di cannibalismo. (Guarda LEI)
LEI (A terra, godendo) Oh, sì! Mangiami! Mangiami tutta!
LUI (entusiasta) Dice che ti posso imbavagliare!
LEI (contorcendosi a terra, felice) No! No, non puoi farmi questo! No, ti prego!
LUI (leggendo) Ah, ecco, solo per finta, dice. Perché se poi cambi idea rischio di non capire le parole e, sai com’è… poi mi puoi denunciare.
LEI (godendo) Leggi ancora, vai avanti o ti denuncio!
LEI si alza e richiude i bottoni dei pantaloni di LUI.
LUI Ma cosa fai?
LEI Continua a leggere!
LUI Ma no, aspetta… Facciamo qualcosa di diverso!
LEI Zitto e leggi…/
LUI (interrompendola) Ma no! Facciamolo/ (diverso)!
LEI (lo interrompe graffiandolo) Arrrr!
LUI (legge) “Gli atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando siano contrari al buon costume”. Buon costume, potresti vestirti da suora! Più buona di quella!
LEI (Riallaccia la camicia di LUI, eccitata) Vietami tutto! Vietami tutto!
LEI strappa di mano i fogli a LUI. Ne accartoccia uno e glielo mette in bocca. LUI sorride.
LEI grida, contenta. Poi prende dal borsone uno scialle e si copre.
LUI Ma no, aspetta. Insomma, ora sappiamo cosa si può fare.
LEI Avevi ragione, amore. Seguire le regole è molto più eccitante… orgasmico…
LUI No, non sono propriamente d’accordo.
LEI (soddisfatta, come se avesse avuto un ottimo rapporto) Ah…
LEI fa per andarsene.
LEI (girandosi verso di LUI) E’ stato bellissimo.
LUI Amore! Amore! Preferisco la tua, di eccezione! Sono pronto, chiedimi tutto quello che vuoi! Ti prego, farò tutto ciò che vuoi!
LEI (uscendo) Butta l’immondizia.
Lui prende in mano il borsone ed esce nella direzione opposta.


un testo di
Margherita Tercon

domenica 1 aprile 2012

Grazie, Dio.

Grazie, Dio.
Che tu esista o no, hai fatto costruire agli uomini delle gran belle cose.


Margherita Tercon

martedì 27 marzo 2012

Uomini Nudi

Gli Uomini Nudi 
(in ogni caso lo intendiate, sempre di pesce si tratta)
Fanno Schifo.

Margherita Tercon

lunedì 26 marzo 2012

Un Post

Un Post che non ho mai pensato
Un Post improvvisato
Ho appena aperto la pagina
Ho deciso di scriverci
Mi andava
Mi andava da giorni.
E' giorni che penso che scriverò.
Non lo faccio da giorni.
Dai giorni in cui ho detto "ci scriverò tutti i giorni".
I giorni in cui mi sono bloccata.
Beh, ora lo scrivo.
Una cazzata.
Addirittura ho ascoltato Fabri Fibra.
Ho sempre odiato Fabri Fibra.
Ma alla fine una canzone in testa mi è piaciuta.
Tranne Te.
Non vuol dire niente. O forse non ho capito io cosa vuol dire.
Ma di una cosa sono certa:
ha un titolo bellissimo.
Tranne Te.
Bellissimo.
Bellissimo.
Notte.




Margherita Tercon

venerdì 16 marzo 2012

Balenottera

"Balenottera!" gridarono alla grassa signora che camminava per strada.
"Balenottera!" gridarono alla bambina che, nel pugno, stringeva triste il dito del suo papà.

Margherita Tercon

domenica 4 marzo 2012

Toccarti

le mie dita
sulla tua pelle...
scorrono e si rincorrono.
E io ti sento
e io ti sento
e io ti sento
 
e basta.


Margherita Tercon

venerdì 10 febbraio 2012

elementari

Le elementari sono state il periodo più bello della mia vita
perché non capivo quando mi prendevano in giro.


Credevo che i bambini avessero già il senso dell'umorismo.


Margherita Tercon