martedì 19 febbraio 2013

Tanti Auguri a Me!


Tanti auguri!

Auguri!

Buon compleanno!

No, di “buon compleanno” ne ho ricevuto uno, credo. In inglese mi è stato detto più volte.

È figo, grazie a Facebook ricevo tipo 200 auguri ed è figo. Perché detto così non sembra chissà quanto, poi, ma sono 200 persone che nella realtà hanno digitato auguri. Per te. Cioè, è una figata. Molti non mi conoscono neanche e neanche io li conosco, ma sono stati carini. Gentili.

Ho passato la giornata a casa, a mangiare tanto. Mi fa male la schiena, sono sempre seduta al pc.

Questa sera ho lezione di improvvisazione.

Non so, non so bene che pensare di questo compleanno. In quest’anno mi sembra un giorno come un altro, boh.

Dico le cose che mi vengono in mente.

Oggi. Mia mamma mi ha raccontato della mattina in cui mi ha partorita. Per un pelo non mi faceva in macchina. Forse sarei stata più veloce di cervello.

Però sono nata di lunedì. Sarà per questo che mi piace lavorare e la domenica non la sopporto proprio?

Avevo due ora di vita quando ho fatto il mio primo rutto, ce l’ho nel sangue.

Finalmente so quanto tempo di distanza ho con la Chiara Ronca: un mese, tre giorni e… sei o cinque ore? Lo scrivo una volta per tutte, erano le undici del mattino quando ho iniziato a urlare. E da quel momento non ho mai dato un attimo di tregua alle persone che mi avevano vicina.

Mi ricordo che quando avevo due anni parlavo a manetta. Molto più di adesso. Cioè, lo ricordo perché l’ho visto in un video in cui mangiavo del formaggio.

Ma mi ricordo che mia sorella mi sgridava sempre e dopo un po’ anche mio babbo e mia mamma e mio fratello, basta parlare basta stai zittaaaaaaaaaa!

Credo di essere diventata una persona più silenziosa soltanto per ripicca. Perché sono permalosa, dopo che mi sono sentita dire di stare zitta per così tanto tempo ho detto, sta’ a vedere che non parlo più. Ma è un po’ come ruttare, ce l’ho nel sangue. Allora mi sono data alla scrittura.

Un po’ come non bere l’acqua frizzante. Margherita, bevi tantissimo, piantala, l’acqua frizzante piace a tutti, bevi un po’ anche quella naturale. No, mi piace gasata. No, non la bevi l’acqua gasata, che poi finisce! Ma mi piace! Viziata! Adesso bevi quella naturale bevi quella naturale beviquellanaturale e va bene!!

Non mi piace più l’acqua frizzante. Ora non la sopporto più, davvero.

Anche se quando mandavo giù mi grattava la gola e quindi pensavo che dissetava di più. E potevi bere di meno. Quella liscia, che noia, liscia, nemmeno le lacrime agli occhi, nemmeno ti gratta la gola.

Faccio 23 anni. Oggi. Mio babbo mi ha detto che 23 è un numero primo. Mi ha detto che sono la prima. Cioè, che sono unica. Come tutti quelli di 23 anni, ho detto. Non mi stava ascoltando. 23 anni. Ehi, perché il pc non mi mette in automatico “Anni” con la A maiuscola? Alle elementari mi hanno insegnato che se inizi la frase con un numero, la prima parola va scritta in maiuscolo. Si chiama Angela la mia maestra di italiano in prima elementare. È simpatica. La Iris dice che dalle suore è un regime. Sto molto bene nel mio regime.

Sabato sera ho la cena con quelli delle elementari, va’ le coincidenze.

Non so che dire sui 23. C’è chi si sente vecchissimo. A 18 anni vedevo vecchissima una persona di 23 anni. Però mi dicono che per il lavoro che voglio fare ne devo aspettare almeno altri 23 per riuscire.

So che Maurizio JusticePoetry Valente mi ha detto “Ho 24 anni, chi viene scoperto a 24 anni!”. Siamo vecchi per lui.

L’unica cosa che mi scoccia di questi 23 anni è che è da quando ho memoria che studio e studio e mi impegno tantissimo e non sono mai arrivata a fine anno con una insufficienza perché sarebbe orribile, perché anche solo rischiare una bocciatura mi spingerebbe al gesto estremo per la depressione, al punto di non ritorno, non potrei mai sopportare in tutta la vita di venire bocciata e perdere un anno della mia vita perché non ho avuto voglia di studiare idoita idoitaidiota studiaa!!

E subito in un’accademia rinomata e tre anni di studio e poi…. Laurea! E poi?

Un anno di nulla.

Sono nel bel mezzo del più orribile anno di nulla.

Io sono nata di lunedì, io devo fare, devo lavorare! È la legge del contrappasso: hai voluto pensare solo a te stessa, hai avuto così tanta paura di non lavorare? Di perdere tempo? Quante cose ti sei persa? In questo modo, quanto sei stata stronza?

TIE’! Beccati un anno di nulla!

23 anni. Ok. Per le mie aspirazioni dovrei essere molto più in là, ma per i miei meriti……………

Margherita Tercon

lunedì 4 febbraio 2013

La verità.


La verità?

La verità è che tutti te lo fanno credere, ma non è vero niente.

Tu, non servi.

Devi trovare da solo un’utilità, perché tu, non servi.

Non servi a nessuno, sai quanti altri ce ne sono come te? Infinità.

Perché credi di essere utile? Perché sei un dottore? Beh, non sei l’unico. Puoi dare consigli? Non sei l’unico. Puoi trasmettere emozioni? Non sei l’unico.

La verità è che non te lo dicono, perché comunque fai comodo. Ma se diventi scomodo, c’è qualcun altro comodo.

La verità è che non te lo dicono perché è più facile, perché è bello farti credere di avere un’importanza. Così ti tengono sotto controllo.

La verità è che puoi impegnarti quanto ti pare, ma se non sei un genio, non vai da nessuna parte.

Se non la dai, se non lo dai, non vai da nessuna parte.

La verità è che, sì, lo pensi. Ogni tanto lo pensi anche tu, ma non lo ammetti, non lo ammetti. Ma lo sai.

Avere ogni tanto un’idea particolare, non significa non essere una persona comune. Sei una persona comune che ha capito qualcosa. E come te, l’hanno capito tante altre persone, o lo capiranno. O non lo capiranno mai, ma capiranno qualcosa che tu non hai capito, e tutte, tutte queste persone si crederanno persone speciali.

Invece siamo tutte persone comuni, con qualcosa di speciale.

Ma non è realmente speciale. È come un bel tramonto. Ce ne sono già stati, ce ne saranno altri. Oggi ci hai fatto più caso, domani sarai al computer e ci farà caso qualcuno che è andato a correre al tramonto.

La verità è che non la vuoi sapere la verità, perché vuoi continuare a sperare.

La verità è che se sei un genio, ti avrebbero già scoperto.

La verità è che se tu avessi qualcosa da dire e quel qualcosa fosse davvero, davvero speciale, qualcun altro ti avrebbe già eletto maestro e avrebbe raggruppato altre persone per ascoltarti.

La verità è che non sei affatto quella cosa speciale, quella luce, quell'elemento indispensabile che credi di essere.

La verità è che non servi, quindi cerca di diventare indispensabile almeno per te stesso, perché così, qualcuno che tiene a te, lo troverai.

Senza offesa,
Margherita Tercon