sabato 16 novembre 2013

Un nuovo blog -

Buongiorno!
Ho una novità: sto aprendo un nuovo blog.
Ma.... diciamo che anche se è un nuovo blog, non sono io a scrivere. E' una certa signorina L. che io conosco molto bene e che mi racconta le sue vicende. 
Spero che vi stia simpatica :D

Eccovela: http://gentilesignorina.wordpress.com/

Margherita Tercon


mercoledì 6 novembre 2013

Convegno e assegnazione Premio CALCANTE SIAD

Buongiorno!

Allego qui il programma dell'evento che si terrà domani a Roma!

La mia premiazione è alle 15, ma il programma è bellissimo, a chiunque fosse in zona consiglio di non perderlo!!!

Margherita Tercon


mercoledì 23 ottobre 2013

Non Riuscire a Dormire

Non riesco a dormire.
Ultimamente ci metto ore prima di riuscire ad addormentarmi.
Eppure, sono felice.
Sono felice di non riuscire a dormire, perché mi rendo conto di quanto il mio cervello sia funzionante.

Se non riesco a dormire è perché ho passato gran parte della giornata a leggere e leggere mi ha fatto pensare e pensare mi ha fatto comunicare o dialogare con altre persone e quindi apprendere, oppure mi ha portato a scrivere, e quindi ad apprendere (cose di me che non sapevo) e questo apprendere mi ha nuovamente portato a ragionare e nella mia testa, nella mia testa di drammaturga, in cui personaggi parlano e parlano e parlano, questi hanno continuato a parlare e non riesco a dormire, perché questi continuano a farsi domande, senza smettere e io non riesco a dormire, perché sono curiosa, curiosa di ascoltarli e rifletterci su. Dicono anche parole non mie, si ripetono frasi colte da libri o da film o da chi mi ha parlato durante la giornata.
Quando non riesco a dormire, nonostante l'arrabbiatura momentanea, sono felice, perché sento che la mia mente si sta aprendo, pronta a cogliere il mondo.
Wow.

Margherita Tercon

martedì 8 ottobre 2013

Premio Calcante SIAD - Margherita Tercon

Oggi parlerò di me, ma non con parole mie.
Sono vincitrice del meraviglioso Premio Calcante SIAD (Società Italiana Autori Drammatici) 2013,
Il testo teatrale "GAM GAM" con cui ho partecipato è stato pubblicato sulla rivista teatrale Ridotto, assieme alle motivazioni della giuria.
Sono davvero, davvero, davvero felice, per me essere giudicata da una simile giuria è davvero un onore.

Il link della rivista per chi fosse interessato:
http://www.siadteatro.it/pagine/ridotto13/ridotto_agosto013.pdf

a pagina 1 l'introduzione e le motivazioni:
La Giuria del Premio Calcante SIAD

Enrico Bernard, Maricla Boggio, Fortunato Calvino, Mario 

Lunetta, 

Stefania Porrino, Ubaldo Soddu, si è così espressa:


e a pagina 34 un po' di biografia e il testo teatrale.

La premiazione avverrà a Roma il 7 novembre 2013 (se qualcuno sarà nei dintorni...)
Un abbraccio a chi mi vuole bene,
per gli altri... sono un po' timida, ecco.

Margherita Tercon

giovedì 3 ottobre 2013

Il Suicida Gentile - Achille Campanile

Niente da aggiungere.
Ah, già che ci sono. Pubblico estratti, frammenti. Li pubblico e non aggiungo niente proprio perché mi sembra che parlino da soli. Quindi?
C'è da leggere.
Margherita Tercon

Achille Campanile



IL SUICIDA GENTILE 

Personaggi:

LUI
LEI
Uomo

(In una strada solitaria. Lui e lei, passando, vedono l’uomo che si punta la rivoltella alla tempia).

LEI         Guarda: un uomo che sta per tirarsi un colpo di rivoltella!
LUI         (All’uomo) - Che fa, sciagurato?
UOMO   Non vede? Mi uccido.
LEI         Non faccia pazzie, ci pensi bene, prima.
UOMO   Ci ho pensato molto, e la mia decisione è irrevocabile. M’uccido per amore.
LUI         Per amore? E’ mai possibile uccidersi per l’amore, che è il sentimento della felicità?
UOMO   Ragazzo! Che sai tu dell’amore! Lasciami morire!
LEI         Per carità, signore, non lo faccia. Pensi che la vita è bella, che le strade del mondo sono piene di donne e che il tempo risana qualunque ferita. 
UOMO   Tutto è vano, signora. Io non torno sulle mie decisioni.
LUI         Ma via, pensi che fra un anno lei riderà di questo momento di debolezza.
UOMO   (cupo) Sa che cosa fa un uomo, quando la donna del suo cuore non l’ama più?
LUI         Diamine, ne ama un’altra.
UOMO   (c.s.) No. Si uccide.
LUI         Ma no, non s’uccide, lo faccia per i suoi cari.
UOMO   Non insista.
LEI         Lo faccia per il dovere che abbiamo tutti di apprezzare al giusto il dono della vita e di non farne vano gèttito.
UOMO   Retorica!
LUI         Lo faccia per la società.
UOMO   La società del gas?
LUI         Ma no. Quella dei suoi simili.
UOMO   Bella roba!
LEI         Lo faccia per l’umanità, che attende molto da lei.
UOMO   (amaro) Sta fresca.
LUI         Lo faccia per la sua coscienza.
UOMO   Bubbole. Lasciatemi sparare. Voglio uccidermi.
LEI         Per la patria!
UOMO   Niente.
LUI         Per i suoi morti.
UOMO   Niente. Voglio morire!
LUI         (con cortese imbarazzo) Senta...
UOMO   Dica, dica pure.
LUI -       (c.s.) Non mi mandi all’inferno, se le dico una cosa.
UOMO   S’immagini, parli.
LUI         Io non ho il piacere di conoscerla, lei non sa niente di me. Tuttavia, potrei chiederle un piccolo favore?
UOMO   Se posso...
LUI         Lo faccia per me.
UOMO   Quand’è così, non so dirle di no, francamente.
LUI         Grazie.
UOMO   Le pare. Dovere. Buona notte.
LUI         Buona notte.
(I tre si stringono la mano. L’uomo intasca la rivoltella e via, fischiettando)
LEI         Che persona compita!

(Sipario)


martedì 1 ottobre 2013

Bobby Watson - La Cantatrice Calva - Eugène Ionesco



"[...]
SIGNORA SMITH       Povera Bobby.
SIGNOR SMITH         Vuoi dire Povero Bobby. 
SIGNORA  SMITH      No,  penso a sua moglie. Lei sia  chiamava  come
                    lui,  Bobby, Bobby Watson.  Siccome  avevano  lo
                    stesso  nome,  non si  riusciva  a  distinguerli
                    l'uno  dall'altra quando li si  vedeva  assieme.
                    E'stato  solo  dopo  la morte di lui  che  si  è
                    potuto  sapere con precisione chi fosse l'uno  e
                    chi  fosse  l'altra. Tuttavia, ancora  oggi,  c’è
                    gente  che  la scambia per il morto e le  fa  le
                    condoglianze. Tu la conosci?

SIGNOR  SMITH       Non  l'ho  vista  che una volta,  per  caso,  al
                    funerale di Bobby.

[...]
SIGNORA  SMITH      E'  triste  per  lei  essere  rimasta 
                    vedova così giovane.
SIGNOR SMITH        Per fortuna non hanno figli.
SIGNORA  SMITH      Non ci sarebbe mancato che questo! Figli! Povera
                    donna, che cosa ne avrebbe fatto?

SIGNOR  SMITH       E' ancora giovane. Può benissimo risposarsi.  Il
                    lutto le sta così  bene!

SIGNORA  SMITH      Ma  chi si prenderà cura dei figli?  Lo sai  che
                    hanno   un  bambino  e  una  bambina.  Come   si
                    chiamano?

SIGNOR  SMITH       Bobby  e Bobby, come i loro genitori. Lo zio  di
Bobby Watson, il vecchio Bobby Watson, è ricco e
                    vuol molto bene al bambino. Potrebbe incaricarsi
                    lui dell'educazione di Bobby.

SIGNORA  SMITH      Sarebbe  logico.  E la zia di Bobby  Watson,  la
                    vecchia   Bobby   Watson,   potrebbe   benissimo
                    incaricarsi  per  parte sua  dell'educazione  di
                    Bobby Watson, la figlia di Bobby Watson. Così la
                    mamma   di   Bobby   Watson,   Bobby,   potrebbe
                    risposarsi. Ha qualcuno in vista?

SIGNOR SMITH        Sì, un cugino di Bobby Watson.
SIGNORA SMITH       Chi? Bobby Watson?
SIGNOR SMITH        Di quale Bobby Watson parli?
SIGNORA  SMITH      Di  Bobby Watson, il figlio del  vecchio   Bobby
                    Watson, l'altro zio di Bobby Watson, il morto.

SIGNOR  SMITH       No, non è quello, è un'altro. E' il figlio della
                    vecchia Bobby Watson, la zia di Bobby Watson, il
                    morto.

SIGNORA  SMITH      Vuoi dire Bobby Watson, il commesso viaggiatore?
SIGNOR  SMITH       Tutti i Bobby Watson sono commessi viaggiatori.
SIGNORA SMITH       Che mestieraccio! Eppure si guadagna bene.
SIGNOR SMITH        Sì, quando non c’è la concorrenza.
SIGNORA SMITH       E quando non c’è la concorrenza?
SIGNOR SMITH        Il martedì, il giovedì e il martedì.

SIGNORA  SMITH      Ah!  Tre  giorni la settimana?  E che  fa  Bobby Watson durante quel tempo?"

La Cantatrice Calva - Eugène Ionesco

Dacia Maraini - Due Donne di Provincia (atto unico)

Sugli altri,
sui sogni, 
su di noi.

Margherita Tercon

"MAGDA: Una volta dipingevi…
VALERIA: Da ragazza. Facevo dei fantasmi, ti ricordi? Poi mi sono sposata. E lui la prima cosa: che puzzo di vernice! Se proprio vuoi dipingere, fallo in bagno… la casa, sai, è piccola… sempre fantasmi. Poi è nato Ilario. E per due anni non ho più preso in mano un pennello. Un giorno, non so come, ho ripreso. Ho dipinto fino a notte. Quando ho smesso mi sentivo stanca e felice. Mio figlio dormiva; mio marito era fuori. Rientrando, ha guardato il quadro a cui avevo lavorato tutto il giorno e ha detto: sei ancora a questo punto? Da allora non ci ho provato più."

Dacia Maraini - Due Donne di Provincia (Atto Unico)

mercoledì 18 settembre 2013

Cecità - José Saramago - citazioni

E' un pezzo che sottolineo frasi di libri che leggo ripromettendomi che prima o poi le copierò.
Mai fatto.
Ogni tanti le rileggo, ma poi restano lì.
Oggi ne ho copiate solo tre, vorrei poter affermare che andrò sicuramente avanti, ma chi si fida di se stesso.

Il libro è Cecità, di José Saramago.
Le citazioni spesso, estrapolate dal contesto, perdono di significato. Io il libro l’ho letto e quello che ricopio è ciò che mi ha colpito, anche se a volte potrebbe apparire senza senso.
Margherita Tercon


“La coscienza morale, che tanti dissennati hanno offeso e molti più rinnegato, esiste ed è esistita sempre, […], abbiamo finito col ficcare la coscienza nel colore del sangue e nel sale delle lacrime, e, come se non bastasse, degli occhi abbiamo fatto una sorta di specchi rivolti all’interno, con il risultato che, spesso, ci mostrano senza riserva ciò che stavamo cercando di negare con la bocca.”
Cecità – José Saramago


“Diversamente andò per l’oculista, non solo perché si trovava in casa quando lo colpì la cecità, ma perché, essendo medico, alla disperazione non si sarebbe certo consegnato con le mani legate, come fanno quelli che del corpo si accorgono solo quando gli duole. “
Cecità – José Saramago


“Ci sono mille ragioni per cui il cervello umano si chiuda, si limitò ad allungare le mani fino a toccare il vetro, sapeva che la sua immagine era lì a guardarlo, l’immagine vedeva lui, lui non vedeva l’immagine.”

Cecità – José Saramago

venerdì 5 luglio 2013

Uscite!

Uscite!

Prendete aria!

Spegnete il computer!

Viaggiate, respirate!

Il mondo è là fuori,

Vivetelo!!


Marghe

martedì 21 maggio 2013

IL CARCERE


Il carcere è
Luogo di sofferenza,
luogo di sentenza,
luogo di giudizio e di violenza,
Il carcere è l’anti-evoluzione, l’anti-ragione,
Basta! Hai fatto un errore, via! Reclusione!
Adesso stai lì, isolato, abbandonato, in fondo, te lo sei cercato!
Commetti un crimine, resta là, cane! Non verrai mai perdonato.
Tu hai sbagliato, io ti tratto male, funziona così, non sapevi?
Come ho detto: te lo sei meritato.
La tua storia? Chi sei? Chi se ne frega, ho altri problemi. Te no, come fai, te stai lì, chiuso, che problemi avrai.
Ma io da dietro le sbarre ti vedo e ti dico
Sei agitato, amico?
Eccerto, prima o poi io ci riesco, io esco,
ma per te non è finita, guardia,
tu qui ci passi la vita!
Picchiami,
sbattimi,
rompimi il naso.
Lei, da dietro le sbarre
Ti guarda, in silenzio,
ma lo sa e ride:
“Quando qualcuno ce l’ha con se stesso
se la prende pure con il cesso.”

Dico qui e ora. Se sarò vittima di un gran torto, io lo perdono.
Perché, ve lo assicuro, chi è là… non viene perdonato. Da nessuno. 

Margherita Tercon

domenica 31 marzo 2013

Amo la Pasqua


Amo la Pasqua.


Amo la Pasqua e sono una brava ragazza. Per questo mi piace svegliarmi presto la domenica di Pasqua.

Mi piace lavarmi i denti e fare colazione con uova sante, acqua santa, salame santo, torte varie e tutto quello che si possa santificare.

Mi piace pettinarmi e vestirmi e farmi la doccia con la pancia piena da una colazione-suicidio per prepararmi per andare, poi dai parenti. Zii, zie, cugini di tutte le età e di tutte le forme. (??)

E mi piace il viaggio di due ore in macchina, schiacciata tra fratello obeso e sorella maggiore, al centro, nel sedile dietro. Con mio padre che non sa guidare e fa i peli alle macchine e le curve e le inchiodate.

Sono una brava ragazza.

Per questo saluto con un sorriso i parenti che non sopporto e gli alito la mia colazione di uova e salame  e mi siedo a tavola, pronta a farmi ingozzare come il maiale all’ingrasso che metteranno nel piatto di Natale.

Amo la Pasqua, quella forzata riunione di grasso. La Pasqua è una scusa per andare a farsi del male tutti insieme. Masochismo di massa. Perché tutti sappiamo che staremo male dopo pranzo. E il sole calerà e noi non avremo fatto niente se non massaggiarci la pancia dolorante con un senso di colpa, di nausea difficilmente dimenticabile.

Ma non può mancare il tè caldo con biscotti per digerire.

Beh, la Pasqua è un sogno. Molto molto brutto, ma un sogno.

Quest’anno ho deciso di non partecipare al pranzo di Pasqua, mi sono mangiata due uova sode sante alle 4 del pomeriggio, con maionese. Ho fatto visita al nonno e poi alla nonna. Ho detto loro che gli volevo bene. Ho accarezzato le loro mani, cantato canzoni degli anni ‘40 e li ho guardati sorridendo, sperando di vedere sul loro viso un sorriso di risposta. E l’ho ottenuto.

Oggi, mentre gli altri pranzavano in campagna, sono stata con la mia adorata “Gia”, che faceva compagnia ai nonni.

E ho visto un’amica, per un progetto.

Non sono una brava ragazza.

Sono tornata a casa e mi devo sentire in colpa per non essere andata a quella manifestazione di ricchezza-non ricchezza, a quell’esagerazione di cibo e anoressia di sentimenti.

Devo sentirmi in colpa, perché non sono una brava ragazza; una brava ragazza avrebbe baciato quelle bocche unte.

È vero, hanno un po’ tutti ragione.

Ma ho soddisfatto anche i miei, di desideri. E ho fatto sorridere i miei nonni.

Amo la Pasqua.

Margherita

martedì 19 febbraio 2013

Tanti Auguri a Me!


Tanti auguri!

Auguri!

Buon compleanno!

No, di “buon compleanno” ne ho ricevuto uno, credo. In inglese mi è stato detto più volte.

È figo, grazie a Facebook ricevo tipo 200 auguri ed è figo. Perché detto così non sembra chissà quanto, poi, ma sono 200 persone che nella realtà hanno digitato auguri. Per te. Cioè, è una figata. Molti non mi conoscono neanche e neanche io li conosco, ma sono stati carini. Gentili.

Ho passato la giornata a casa, a mangiare tanto. Mi fa male la schiena, sono sempre seduta al pc.

Questa sera ho lezione di improvvisazione.

Non so, non so bene che pensare di questo compleanno. In quest’anno mi sembra un giorno come un altro, boh.

Dico le cose che mi vengono in mente.

Oggi. Mia mamma mi ha raccontato della mattina in cui mi ha partorita. Per un pelo non mi faceva in macchina. Forse sarei stata più veloce di cervello.

Però sono nata di lunedì. Sarà per questo che mi piace lavorare e la domenica non la sopporto proprio?

Avevo due ora di vita quando ho fatto il mio primo rutto, ce l’ho nel sangue.

Finalmente so quanto tempo di distanza ho con la Chiara Ronca: un mese, tre giorni e… sei o cinque ore? Lo scrivo una volta per tutte, erano le undici del mattino quando ho iniziato a urlare. E da quel momento non ho mai dato un attimo di tregua alle persone che mi avevano vicina.

Mi ricordo che quando avevo due anni parlavo a manetta. Molto più di adesso. Cioè, lo ricordo perché l’ho visto in un video in cui mangiavo del formaggio.

Ma mi ricordo che mia sorella mi sgridava sempre e dopo un po’ anche mio babbo e mia mamma e mio fratello, basta parlare basta stai zittaaaaaaaaaa!

Credo di essere diventata una persona più silenziosa soltanto per ripicca. Perché sono permalosa, dopo che mi sono sentita dire di stare zitta per così tanto tempo ho detto, sta’ a vedere che non parlo più. Ma è un po’ come ruttare, ce l’ho nel sangue. Allora mi sono data alla scrittura.

Un po’ come non bere l’acqua frizzante. Margherita, bevi tantissimo, piantala, l’acqua frizzante piace a tutti, bevi un po’ anche quella naturale. No, mi piace gasata. No, non la bevi l’acqua gasata, che poi finisce! Ma mi piace! Viziata! Adesso bevi quella naturale bevi quella naturale beviquellanaturale e va bene!!

Non mi piace più l’acqua frizzante. Ora non la sopporto più, davvero.

Anche se quando mandavo giù mi grattava la gola e quindi pensavo che dissetava di più. E potevi bere di meno. Quella liscia, che noia, liscia, nemmeno le lacrime agli occhi, nemmeno ti gratta la gola.

Faccio 23 anni. Oggi. Mio babbo mi ha detto che 23 è un numero primo. Mi ha detto che sono la prima. Cioè, che sono unica. Come tutti quelli di 23 anni, ho detto. Non mi stava ascoltando. 23 anni. Ehi, perché il pc non mi mette in automatico “Anni” con la A maiuscola? Alle elementari mi hanno insegnato che se inizi la frase con un numero, la prima parola va scritta in maiuscolo. Si chiama Angela la mia maestra di italiano in prima elementare. È simpatica. La Iris dice che dalle suore è un regime. Sto molto bene nel mio regime.

Sabato sera ho la cena con quelli delle elementari, va’ le coincidenze.

Non so che dire sui 23. C’è chi si sente vecchissimo. A 18 anni vedevo vecchissima una persona di 23 anni. Però mi dicono che per il lavoro che voglio fare ne devo aspettare almeno altri 23 per riuscire.

So che Maurizio JusticePoetry Valente mi ha detto “Ho 24 anni, chi viene scoperto a 24 anni!”. Siamo vecchi per lui.

L’unica cosa che mi scoccia di questi 23 anni è che è da quando ho memoria che studio e studio e mi impegno tantissimo e non sono mai arrivata a fine anno con una insufficienza perché sarebbe orribile, perché anche solo rischiare una bocciatura mi spingerebbe al gesto estremo per la depressione, al punto di non ritorno, non potrei mai sopportare in tutta la vita di venire bocciata e perdere un anno della mia vita perché non ho avuto voglia di studiare idoita idoitaidiota studiaa!!

E subito in un’accademia rinomata e tre anni di studio e poi…. Laurea! E poi?

Un anno di nulla.

Sono nel bel mezzo del più orribile anno di nulla.

Io sono nata di lunedì, io devo fare, devo lavorare! È la legge del contrappasso: hai voluto pensare solo a te stessa, hai avuto così tanta paura di non lavorare? Di perdere tempo? Quante cose ti sei persa? In questo modo, quanto sei stata stronza?

TIE’! Beccati un anno di nulla!

23 anni. Ok. Per le mie aspirazioni dovrei essere molto più in là, ma per i miei meriti……………

Margherita Tercon

lunedì 4 febbraio 2013

La verità.


La verità?

La verità è che tutti te lo fanno credere, ma non è vero niente.

Tu, non servi.

Devi trovare da solo un’utilità, perché tu, non servi.

Non servi a nessuno, sai quanti altri ce ne sono come te? Infinità.

Perché credi di essere utile? Perché sei un dottore? Beh, non sei l’unico. Puoi dare consigli? Non sei l’unico. Puoi trasmettere emozioni? Non sei l’unico.

La verità è che non te lo dicono, perché comunque fai comodo. Ma se diventi scomodo, c’è qualcun altro comodo.

La verità è che non te lo dicono perché è più facile, perché è bello farti credere di avere un’importanza. Così ti tengono sotto controllo.

La verità è che puoi impegnarti quanto ti pare, ma se non sei un genio, non vai da nessuna parte.

Se non la dai, se non lo dai, non vai da nessuna parte.

La verità è che, sì, lo pensi. Ogni tanto lo pensi anche tu, ma non lo ammetti, non lo ammetti. Ma lo sai.

Avere ogni tanto un’idea particolare, non significa non essere una persona comune. Sei una persona comune che ha capito qualcosa. E come te, l’hanno capito tante altre persone, o lo capiranno. O non lo capiranno mai, ma capiranno qualcosa che tu non hai capito, e tutte, tutte queste persone si crederanno persone speciali.

Invece siamo tutte persone comuni, con qualcosa di speciale.

Ma non è realmente speciale. È come un bel tramonto. Ce ne sono già stati, ce ne saranno altri. Oggi ci hai fatto più caso, domani sarai al computer e ci farà caso qualcuno che è andato a correre al tramonto.

La verità è che non la vuoi sapere la verità, perché vuoi continuare a sperare.

La verità è che se sei un genio, ti avrebbero già scoperto.

La verità è che se tu avessi qualcosa da dire e quel qualcosa fosse davvero, davvero speciale, qualcun altro ti avrebbe già eletto maestro e avrebbe raggruppato altre persone per ascoltarti.

La verità è che non sei affatto quella cosa speciale, quella luce, quell'elemento indispensabile che credi di essere.

La verità è che non servi, quindi cerca di diventare indispensabile almeno per te stesso, perché così, qualcuno che tiene a te, lo troverai.

Senza offesa,
Margherita Tercon