- Ti amo.
martedì 6 dicembre 2011
lunedì 5 dicembre 2011
giovedì 1 dicembre 2011
Il Supermercato
Non so bene
cosa dire sul supermercato. So che mi è sempre piaciuto andare al supermercato.
Forse mi è
sempre piaciuto perché quand’ero piccola ci andavo con la mamma. E forse perché
era uno dei pochi momenti in cui potevo stare con la mamma. Forse mi veniva a
prendere a scuola alle elementari e poi mi chiedeva se la accompagnavo a fare
la spesa. E io ero felice.
E io prendevo
i sacchetti per aiutarla, ma non so se l’aiutassi veramente, contando quanto
erano piccole le mie mani e quanto sono sempre state deboli le mie braccia. Ma
la nonna lo diceva, aiuta a portare i sacchetti e farai bella figura. E io
l’aiutavo a portare su le borse per le scale e lei mi diceva sempre “ma come
sei forte” e io ero felice. A volte le portavo anche solo la borsa per farmi
dire dalla nonna quanto ero forte. E anche lei all’uscita dalle elementari mi
portava al bar a mangiare il winner taco. E io ero così grassa. Ma ero con la
mia mamma e la mia nonna.
E a volte la
mamma non poteva venirmi a prendere a scuola e quando non veniva la Lalli, la
baby-sitter che mi portava a casa e giocavamo agli animali mentre mi scappava
la cacca, beh, quando non veniva lei, veniva la nonna. E prima di andare a casa
della nonna andavamo sulla Cinquecento a un minimarket sulla spiaggia. E
c’erano alberi e strada e carrelli fuori dal market. E la nonna parcheggiava la
Cinquecento e noi entravamo. Non mi piaceva molto, era un po’ oscuro. Non so se
c’è ancora. Ma le cassiere salutavano la nonna. E la nonna le salutava e si
conoscevano tutti. E poi mangiavo dalla nonna.
Ma la nonna ha
perso la memoria e non mi veniva più a prendere a scuola, non guidava più,
faceva piatti sempre più semplici e poi, quando dopo le lezioni alle superiori
andavo io, sapevo già che non avrei trovato niente perché lei si dimenticava di
fare la spesa.
E doveva
scrivere il bigliettino che venivo io e io venivo ma in frigo non c’era niente.
Allora un
giorno era venuta anche Iris, ma non c’era niente e lei si era arrabbiata. Non
c’era niente anche se avevano aperto un supermarket vicino a casa della nonna e
non c’era più bisogno di prendere la macchina. Allora la sera ero io a portarle
un panino e a volte a pranzo si ricordava di mangiare un tramezzino,
nient’altro, ma non sapeva se l’aveva mangiato o no e le cose andavano a male
in frigo.
Allora poi la
spesa è andata a farla la badante. È lei che fa la spesa. Ma lei compra le cose
che costano meno, le più scadenti. E io non mangio più dalla nonna. Io sono a
Milano.
Ma ci mangia
il nonno. Al nonno ancora un po’ lo riconosce. Di me non sa niente. Mi da del
lei. E il nonno mangia dalla nonna anche se sono separati perché le vuole tanto
bene e perché la badante prepara il pranzo a tutti e due.
E la sera se
ne va via di nascosto, altrimenti la nonna è triste. Invece se lui esce di casa
alle sue spalle lei si dimentica e non ricorda che lui le ha fatto compagnia
tutto il pomeriggio. Ma la badante non sa fare da mangiare bene ma a volte ci
fa delle sorprese perché va a prendere il cibo dai pullman che vengono dal suo
paese nel parcheggio dove si vedono sempre tutte le badanti e comprano le loro
cose in nero e danno comunicazioni ai familiari. E quindi la nonna mangia
quelle cose lì. E la nonna ha sempre amato la cucina della sua terra. Ma ora
non capisce più cosa mangia e non sa più qual è la sua terra.
Questo è
quello che ho da dire sul supermercato.
Margherita Tercon
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