mercoledì 30 novembre 2011

Non.

Non lasciare che un gioco diventi passione, se non puoi permettertelo.






Margherita Tercon

mercoledì 16 novembre 2011

Colline come Elefanti Bianchi - E. Hemingway

Colline come Elefanti Bianchi
Racconto di Ernest Hemingway

Trasposizione Teatrale – senza alcuna modifica
by Margherita Tercon

(J è Jig, U è l'uomo americano, C è la cameriera. Le frasi interrotte da un altro personaggio hanno il simbolo / )

Jig - una ragazza, e un uomo americano si siedono al tavolino fuori da un bar. Il bar è della stazione e si trova tra due binari. L’interno e l’esterno del bar sono separati da una tenda di bambù. In lontananza, colline.
J              (Togliendosi il cappello e mettendolo sul tavolo) Cosa prendiamo?
U            Fa piuttosto caldo, beviamo una birra. (Rivolto verso la tenda di bambù) Dos cervezas.
La cameriera si affaccia alla soglia.
C             Grandi?
U            Sì. Due grandi.
La cameriera scompare dietro la tenda per poi tornare al tavolo con due bicchieri di birra e due sottocoppe di feltro. Appoggia le sottocoppe e i bicchieri sul tavolo, guarda l’uomo e la ragazza. Entra nel bar.
Jig guarda le colline.
J              (Guardando le colline.) Sembrano elefanti bianchi.
U            (Bevendo un sorso di birra.) Non ne ho mai visto uno.
J              No, non potresti averlo fatto.
U            Potrei, sì.
J              Il semplice fatto che tu lo dica non prova nulla. (Riferendosi alla tenda di bambù.) Ci hanno dipinto qualcosa sopra. (All’uomo.) Cosa dice?
U            Anis del Toro. È una bibita.
J              Perché non l’assaggiamo?
U            (Rivolto verso la tenda.) Senta!
La cameriera si affaccia alla tenda.
C             Quattro reales.
U            Vogliamo due Anis del Toro.
C             Con acqua?
U            (A Jig.) Lo vuoi con l’acqua?
J              Non so. È buono con l’acqua?
U            Buonissimo.
C             Li volete con l’acqua?
U            Sì, con l’acqua.
La cameriera entra nel bar.
J              (Dopo aver bevuto un sorso, appoggia il bicchiere sul tavolo.) Sa di liquirizia.
U            È così per tutto.
J              Sì. (Pausa.) Tutto sa di liquirizia. Tutte le cose, in particolare, che si sono aspettate tanto. Come l’assenzio.
U            Oh, smettila.
J              Hai cominciato tu. Io mi divertivo. Me la spassavo.
U            Be’, cerchiamo di spassarcela.
J              Ci stavo provando. Dicevo che i monti sembravano elefanti bianchi. Non è stata un’osservazione intelligente?
U            È stata un’osservazione intelligente.
J              Volevo assaggiare questa nuova bibita. È tutto quello che facciamo, no? Guardare cose e assaggiare nuove bibite.
U            Credo di sì.
Pausa.
J              (Guardando le colline.) Sono belle. Veramente non sembrano elefanti bianchi. Alludevo solo al colore della pelle tra gli alberi.
U            Un altro bicchiere?
J              D’accordo.
Pausa.
U            La birra è bella fresca.
J              (Dopo aver bevuto un sorso.) Deliziosa.
U            È davvero un’operazione semplicissima, Jig. Veramente non la si può neanche chiamare un’operazione.
Silenzio. Jig ha lo sguardo basso.
U            So che non ci faresti neanche caso, Jig. È una cosa da nulla, veramente. Serve solo a far passare l’aria.
Pausa.
U            Verrò con te e starò sempre con te. Fanno solo entrare l’aria e poi è tutto perfettamente naturale.
J              E cosa faremo, dopo?
U            Staremo benissimo, dopo. Come stavamo prima.
J              Cosa te lo fa credere?
U            È l’unica cosa che ci preoccupa. È l’unica cosa che ci ha reso infelici.
Jig si gira verso la tenda di bambù e stringe due filze di tubetti.
J              E dopo tu pensi che staremo bene e saremo felici?
U            Lo so. Non devi avere paura. Conosco un sacco di gente che l’ha fatto.
J              Anch’io. E dopo erano tutte così felici!
U            Be’, se non vuoi, nessuno ti obbliga. Non vorrei che lo facessi, se non vuoi. Ma so che è semplicissimo.
J              E tu lo vuoi davvero?
U            Credo che sia la cosa migliore. Ma non voglio che tu lo faccia, se davvero non vuoi.
J              E se lo faccio tu sarai felice e le cose torneranno come prima e tu mi vorrai bene?
U            Ti voglio bene anche adesso. Lo sai che ti voglio bene.
J              Lo so. Ma se lo faccio, poi sarà di nuovo bello se dico che le cose sono come elefanti bianchi, e ti farà piacere?
U            Mi farà molto piacere. Anche adesso mi fa piacere, ma non riesco a pensarci, tutto qui. Sai come divento quando sono preoccupato.
J              Se lo faccio non sarai più preoccupato?
U            Non sarò preoccupato perché questa è una cosa semplicissima.
J              Allora lo farò. Perché di me non m’importa nulla.
U            Come sarebbe?
J              Di  me non m’importa nulla.
U            Be’, importa a me.
J              Oh, sì. Ma a me no. E lo farò e poi tutto andrà bene.
Jig si alza e cammina lungo i binari, fino in fondo alla stazione. Guarda il panorama.
J              E potremmo avere tutto questo. E potremmo avere tutto e ogni giorno lo rendiamo più impossibile.
U            Che hai detto?
J              Ho detto che potremmo avere tutto.
U            Possiamo avere tutto.
J              No che non possiamo.
U            Possiamo avere il mondo intero.
J              No che non possiamo.
U            Possiamo andare dappertutto.
J              No che non possiamo. Non è più nostro.
U            È nostro.
J              No, non lo è. E quando te l’hanno portato via, non riesci a riaverlo mai più.
U            Ma non ce l’hanno portato via.
J              Aspettiamo e vedremo.
U            Vieni all’ombra. Non devi sentirti così.
J              Non mi sento in nessun modo. So come stanno le cose, tutto qui.
U            Non voglio che tu faccia nulla che tu non voglia fare/
J              E che non mi faccia bene. Lo so. Non potremmo ordinare un’altra birra?
U            Certo, ma tu devi capire/
J              Capisco. Non potremmo stare zitti per un po’?
Jig torna a sedersi al tavolo. I due guardano il paesaggio. Ogni tanto l’uomo guarda Jig.
U            Devi capire che non voglio che tu lo faccia, se non vuoi. Sono prontissimo ad andare fino in fondo, se per te significa qualcosa.
J              E per te significa qualcosa? Ce la potremmo cavare.
U            Certo che significa qualcosa. Ma io voglio solo te. Non voglio nessun altro. E so che è una cosa semplicissima.
J              Sì, tu sai che è semplicissima.
U            Hai ragione di parlare così, ma lo so.
J              Adesso faresti qualcosa per me?
U            Per te farei qualunque cosa.
J              Vorresti per piacere per piacere per piacere per piacere per piacere per piacere per piacere smettere di parlare?
L’uomo guarda le valige contro il muro della stazione.
U            Ma io non voglio che tu lo faccia, non me ne importa niente.
J              Adesso grido.
La cameriera entra con le due birre in mano. Le appoggia sul tavolo.
C             Il treno arriva fra cinque minuti.
J              Cos’ha detto?
C             Che il treno arriva fra cinque minuti.
Jig sorride alla cameriera, che rientra nel bar.
U            Sarà meglio che io porti le valigie dall’altra parte della stazione.
J              (Sorridendogli.) D’accordo. Poi torna qui e finiamo la birra.
L’uomo prende due valigie e le porta dall’altro lato della stazione. Scruta in fondo ai binari, ma non vede arrivare nessun treno. Prima di tornare al tavolo attraversa il bar, guarda gli altri passeggeri e si beve un Anis al bar. Esce.
Jig gli sorride.
U            Ti senti meglio?
J              Mi sento bene. Non ho niente. Mi sento bene.

martedì 15 novembre 2011

Cinque

Cinque secondi per amarti
Cinque secondi per svegliarmi
Cinque secondi per dimenticarti.


I sogni sono così.

domenica 13 novembre 2011

Nessuno

Ti ho salutato,
mi hai dato le spalle.
Non credevo di essere diventata così tanto nessuno.




Margherita Tercon

martedì 8 novembre 2011

Indelebile

Non ti odio perché ti sei fatto un tatuaggio.
Ti odio perché lo hai fatto senza di me.
E come quello non ti andrà più via,
non ti andrà più via neanche la persona che ti stava accanto mentre lo facevi.

Margherita Tercon